Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease (IG-IBD)
Malattia di Crohn e colite ulcerosa sono in aumento in Italia
E’ questo il tema principale del congresso in corso dal 28 Novembre al 4 Dicembre: l’incremento della popolazione affetta da Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali – MICI (malattia di Crohn e colite ulcerosa) e la loro gestione: farmaci e strategie terapeutiche innovative, approccio multidisciplinare, aggiornamenti sull’eziologia, nuove linee guida per la gestione della colite ulcerosa, studi di real life oltre ai trials clinici, approcci chirurgici moderni.
In tutto il mondo occidentale incidenza e prevalenza delle MICI sono in notevole aumento.
In questi anni la prevalenza della malattia di Crohn e della colite ulcerosa, in Italia, si è attestata intorno alle 250mila persone. Tuttavia, dall’inizio degli anni 2000, è aumentata e la diffusione si è differenziata. In passato, sono sempre state patologie tipiche dell’età giovanile, con un picco di esordio tra i 15 e i 30 anni. Sono però in aumento i casi in età pediatrica e in popolazioni prima interessate solo marginalmente, come i soggetti con più di 60 anni e coloro che si sono trasferiti in Europa da Paesi africani, dove queste patologie immuno-mediate sono inesistenti.
Negli ultimi 15 anni questa tendenza è stata evidente soprattutto in Nord Europa e negli Stati Uniti, ma recentemente il gap con l’Europa del sud, Italia inclusa, si è ridotto sensibilmente.
Quali sono i fattori di rischio, oltre alla predisposizione genetica individuale?
Ambrogio Orlando sottolinea che inizialmente si è ipotizzato che questo incremento di casi fosse legato a un affinamento delle tecniche diagnostiche e a una maggiore attenzione dei clinici verso queste patologie.
Successivamente, questa ipotesi è stata smentita, sulla base di un reale incremento accertato del dato di incidenza. Le ragioni sono solo ipotetiche: abuso e misuso di antibiotici che, in soggetti predisposti, potrebbero alterare il microbiota intestinale, con prevalenza di alcuni batteri che determinerebbero un cambiamento del pattern antigenico della mucosa intestinale su cui poi l’organismo può instaurare anticorpi che possono costituire il primum movens patogenetico per l’insorgenza delle lesioni in queste malattie.
Gli esordi in età infantile – Dagli anni ’50 del secolo scorso in poi, nel mondo occidentale industrializzato si è assistito a un progressivo aumento delle MICI, soprattutto tra i giovani adulti. Negli ultimi 20 anni l’esordio si è spostato progressivamente in età pediatrica-adolescenziale: il 20-25% dei casi esordisce in questa fascia anagrafica.
In particolare, in Italia, il registro della Società di Gastroenterologia Pediatrica ha messo in evidenza il progressivo aumento di queste malattie, che spesso esordiscono tra gli 8 e i 12 anni, anche se l’impressione è che in alcuni casi stiano anticipando ai 3-5 anni. Questo nuovo scenario pone problemi inediti, come spiega Paolo Lionetti.
Il 30-40% dei bambini affetti da malattia di Crohn soffre di problemi di crescita; inoltre, il quadro clinico può essere dominato da manifestazioni extra-intestinali che possono portare a un ritardo delle diagnosi. Nel caso della colite ulcerosa, invece, vi è una maggiore prevalenza di pancoliti, con interessamento di tutto il colon e il retto, non solamente di una parte.
Le cause di questo incremento di diagnosi in età infantile non sono note. Come per tutte le malattie immuno-mediate, su una predisposizione genetica intervengono dei fattori ambientali, tra i quali la dieta tipica del mondo occidentale, con alimenti che favoriscono l’’infiammazione- e le modificazioni del microbiota intestinale.
Al riguardo, è stato osservato che le MICI sono pressoché sconosciute nei Paesi in via di sviluppo, ma quando i cittadini di questi paesi migrano e si trasferiscono stabilmente nei Paesi industrializzati, iniziano a soffrirne.
Come sottolinea Gianluca Sampietro, molti pazienti nordafricani (provenienti da Egitto, Marocco, Tunisia) che nei rispettivi Paesi non hanno mai neppure sentito nominare queste patologie, ne’ hanno mai avvertito alcun sintomo, una volta in Italia, dopo qualche anno, si ammalano e finiscono in trattamento. Queste patologie immuno-mediate sono sempre più tipiche dei Paesi industrializzati.