Il paziente cronico: diagnosi in ritardo e gestione difficile
In questo 2020, il COVID-19 ha spinto ai margini tutto ciò che non fosse legato all’infezione stessa, lasciando da parte tanti malati cronici, tra i quali anche quelli affetti da MICI – Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (malattia di Crohn e colite ulcerosa).
L’XI Congresso Nazionale IG-IBD (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease – Gruppo Italiano per lo studio delle malattie infiammatorie intestinali), in modalità online, ne parla dal 29 Novembre al 5 Dicembre.
Al pari dei pazienti oncologici, cardiologici e di tanti altri, i malati cronici si sono imbattuti in problemi di assistenza e di disponibilità di posti, che hanno accentuato le problematiche già esistenti, come il ritardo diagnostico di queste patologie, così subdole per loro natura, che ancora, ad oggi, non si hanno stime precise sui casi di malattia di Crohn e di colite ulcerosa durante la pandemia da COVID-19 (l’ipotesi è di 200.000-250.000 casi).
Il problema è aggravato dal fatto che, nello specifico, anche in presenza di sintomi evidenti, come la diarrea sanguinante, che dovrebbe portare automaticamente all’esecuzione di una colonscopia o ad una visita dal gastroenterologo, il ritardo diagnostico va da 3-6 mesi a 12-18 mesi per la colite ulcerosa, mentre per la malattia di Crohn la diagnosi è significativamente più ritardata.
Marco Daperno, Segretario Generale IG-IBD, A.O. Ordine Mauriziano di Torino, sottolinea come, in questo contesto, venga impedito di mettere in atto tempestivamente trattamenti opportuni che permetterebbero di evitare degenerazioni, complicanze ed interventi chirurgici, tutte conseguenze gravi, che rendono fragili i pazienti affetti da MICI, patologie tipiche dell’età giovanile, con picco di esordio generalmente compreso tra i 15 ed i 30 anni e con un 20% di casi addirittura già in età pediatrica.
Al Congresso Nazionale IG-IBD online, nonostante l’approccio insolito, sono iscritti ben 550 medici, sono state presentate 96 comunicazioni orali, 24 delle quali sono già selezionate perché vertono su ricerche innovative e per coprire ogni novità nell’ambito delle MICI, sono stati organizzati 4 corsi precongressuali.
Il tema della gestione dei pazienti affetti da IBD è vasto e ricco di sfide e novità: farmaci con variabili profili di rischio/beneficio, necessità di multidisciplinarietà, aperture alla telemedicina, novità sulla gestione dei pazienti quanto più possibile aderenti al concetto di treat-to-target. Il programma è dedicato principalmente al ruolo della fibrosi nelle IBD, alla sovrapposizione tra intestino irritabile e MICI, alla medicina di genere, all’imaging cross-sectional, all’ultrasonografia, alle tecniche di intelligenza artificiale applicata in endoscopia.
Per quanto riguarda il trattamento con farmaci, la ricerca continua. Nella gestione delle MICI ci basiamo su alcuni punti fermi, come le classi terapeutiche di farmaci ora consolidate, come alcuni farmaci biologici che ormai si possono definire tradizionali. Il prossimo passo è migliorare il sequenziamento dei farmaci in virtù della varietà a cui siamo giunti, per migliorare gli effetti a lungo termine ed evitare gli effetti collaterali. Si aggiungono inoltre nuovi farmaci di recente introduzione che permettono un approccio più razionale ed una gestione più soddisfacente di queste patologie.