La rivolta di Milano è un episodio della storia del Risorgimento italiano dove ai motivi patriottici e nazionali si associarono le prime idealità socialiste.
Domenica 6 febbraio 1853, alle ore 16.45, circa un migliaio di uomini, tra artigiani ed operai, armati solo di coltelli e pugnali, diedero l’assalto ai posti di guardia e alle caserme austriache.
Da Porta Romana a Piazza del Duomo, da Porta Ticinese a Porta Vercellina gli insorti si scontrano con la polizia e i soldati. La rivolta si concluse il giorno dopo con I sopraggiunti rinforzi austriaci.
Tra i soldati austriaci ci 10 furono morti e 47 i feriti. Furono arrestati complessivamente 895 insorti, di questi 16 furono giustiziati con l’impiccagione e la fucilazione.
“ Dopo la giornata del 6 febbraio 1853, Milano rimase chiusa per oltre un mese: si credette con ciò che nessuno dei cospiratori potesse sfuggire.
I rigori dello stato d’assedio furono cresciuti con disposizioni che ora possono parere incredibili; e furono promulgate vecchi e nuovi ordini della Polizia che rendevano sempre più dura la vita cittadina.
..Bisognava avere una Carta, detta di legittimazione, concessa dalla Polizia, senza la quale si era esposti a venire arrestati dalle pattuglie. Non si poteva andare per le strade, o fermarvisi, che in due; e bisognava avere il mento raso…Le sentinelle e le numerose pattuglie obbligavano spesso chi passava a retrocedere, od anche arrestavano a lor capriccio….
Come è andata a finire lo sappiamo, speriamo accada lo stesso!
Fonti:
Narrano i martiri. Memorie scelte da Francesco Abba. G.Testa, Biella 1919, pag 42