Epatite C – L’Italia fa un passo indietro, servono nuove strategie per eliminare il virus entro il 2030.

Presentato al Senato della Repubblica il Progetto CCuriamo, durante un convegno moderato dal giornalista Daniel Della Seta, autore e conduttore de “L’Italia che va” di Radio Rai.

L’Italia fa un passo indietro, nella lotta per l’eliminazione del virus dell’epatite C (HCV) entro il 2030, l’obiettivo prefissato dall’OMS. Una recente stima dell’Osservatorio Polaris del Centre for Disease Analysis Foundation (CDAF), Lafayette, CO, USA, ha declassato l’Italia da “on track” al livello “working towards”.

Cosa resta quindi da fare nel nostro Paese?

Massimo Andreoni (Direttore Scientifico SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali)

Massimo Andreoni (Direttore Scientifico SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali) e Salvatore Petta (Segretario AISF,  Associazione Italiana per lo Studio del Fegato) puntano sul coinvolgimento attivo dei Medici di Medicina Generale e delle farmacie, quali riferimenti elettivi di informazione e screening.

Il Progetto “CCuriamo” – E’ ideato da ISHEO (Integrated Solutions of Health Economics and Organizations) e realizzato con il contributo incondizionato di Gilead Sciences. Nel 2019, attraverso numerosi incontri e tavole rotonde, sono stati coinvolti esponenti del mondo della ricerca, della clinica e rappresentanti delle associazioni di pazienti. L’obiettivo è spronare a nuove strategie di identificazione del “sommerso”. In Italia, secondo Davide Integlia, Amministratore Delegato di ISHEO, occorre un maggior coordinamento tra le regioni in accordo con il Piano Nazionale di Prevenzione. Il gap non è culturale, ma organizzativo: mancano programmi di screening gratuiti anche presso i “luoghi a rischio” (carceri e  e SerD). E’ carente il linkage-to-care, ossia quell’”automatismo” tra diagnosi ed avvio al trattamento dei pazienti presso le strutture dedicate.

Nonostante il numero esatto delle persone con infezione da HCV in Italia non sia noto, la stima è di circa l’1% della popolazione, la più alta percentuale di infettati in Europa. L’obiettivo di far venire alla luce il sommerso dell’infezione da HCV è fermamente condiviso dalla Dr.ssa Loreta Kondili, medico ricercatore presso il Centro Nazionale per la Salute Globale, Istituto Superiore di Sanità. Per quanto riguarda l’eliminazione dell’infezione da HCV in tutta la popolazione infetta, l’Istituto Superiore di Sanità ha valutato come costo-efficace un approccio di screening per coorti di età, che prevede anzitutto il coinvolgimento della popolazione nata tra il 1968 e il 1987 (coorte con più alta prevalenza dell’infezione non nota e più a rischio di trasmissione dell’infezione), per proseguire con lo screening dei nati tra il 1948 e il 1967 (coloro che inizialmente avevano le prevalenze più alte dell’infezione, ma che ad oggi sono anche quelli con la malattia diagnosticata e ormai già guariti). L’applicazione di questa strategia permetterà l’aumento delle diagnosi delle infezioni non note ad un costo nettamente inferiore per il SSN, rispetto ad uno screening universale e consentirà di raggiungere i target di eliminazione del virus.

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