Con Determina del 10 Febbraio 2021 (GU n. 47 del 25/02/2021), AIFA ha approvato con classe di rimborsabilità “H” (ospedaliera), il farmaco biosimilare a base di infliximab prodotto dalla coreana Celltrion Healthcare. Infliximab, anticorpo monoclonale chimerico, finora disponibile in Europa solo con formulazione endovenosa, oggi può essere somministrato anche per via sottocutanea, con risparmi e benefici per l’intero SSN.
I vantaggi, in particolare, consistono nell’ottimizzazione delle risorse mediche: le strutture ospedaliere possono proseguire le terapie croniche senza che vengano occupate poltrone infusionali, minimizzando le visite e gli accessi e riducendo la probabilità di contagio in epoca pandemica. Anche l’aspetto economico ne è avvantaggiato, per il fatto che si tratta di un farmaco biosimilare, con un costo di acquisto inferiore all’originator, inoltre la somministrazione sottocutanea a domicilio permette al paziente maggiore flessibilità con miglioramento della qualità della vita sua e degli eventuali caregiver.
Dal punto di vista clinico, come afferma Roberto Caporali -Professore Ordinario di Reumatologia e Direttore del Dipartimento di Reumatologia e Scienze Mediche (ASST Gaetano Pini CTO di Milano)- la somministrazione sottocutanea di infliximab permette di adottare un approccio a dose fissa, semplice, pratico e gravato da un minore rischio di errori terapeutici.
Attualmente il farmaco è approvato e rimborsato in Italia solo per il trattamento dell’artrite reumatoide, ma presto l’uso potrebbe estendersi anche ad altre patologie: spondilite anchilosante, artrite psoriasica, psoriasi ed anche malattia di Crohn e colite ulcerosa.
L’artrite reumatoide e i 300mila pazienti stimati
L’artrite reumatoide è una patologia autoimmune, ad evoluzione cronica, che può interessare tutte le articolazioni. Il rapporto donne / uomini è 3:1 ed il picco massimo di insorgenza è intorno ai 35-50 anni, anche se può comparire in qualsiasi età della vita. Il quadro clinico dell’artrite reumatoide è dominato dal dolore, per la presenza di infiammazione a livello articolare associata ad arrossamento delle articolazioni coinvolte. In Italia l’incidenza è dello 0.3-0.5%, che corrisponde a circa 300-350mila pazienti. Se non curata adeguatamente, la malattia può interessare anche altri organi e apparati, in particolare quello cardiovascolare. Nella stragrande maggioranza dei casi è trattabile, purché la diagnosi sia precoce e la terapia inizi al più presto.
La soddisfazione dei pazienti
Antonella Celano, Presidente APMARR, si fa portavoce della soddisfazione dei pazienti affetti da malattie croniche, che con lo scoppio della pandemia erano state trascurate per il venir meno dei follow-up necessari e della continuità assistenziale, per l’annullamento delle visite e per la perdita del 40% di diagnosi precoci, con ripercussioni anche sull’aderenza terapeutica e con impatto sui costi sociali del futuro.
Questa decisione di AIFA permette di arginare la trascuratezza subita finora, anche per l’ulteriore criticità che era emersa, relativa alla carenza di molti farmaci adoperati in queste patologie croniche ed utilizzati contro il COVID, con conseguente difficoltà di approvvigionamento. Anche i reumatologi sono venuti a mancare, perché ricollocati nei reparti COVID, con penuria di specialisti dedicati. I pazienti si sono ritrovati a gestire la patologia quasi da soli ed è grande la soddisfazione per la novità che riguarda uno storico farmaco che può essere somministrato anche sottocute, in tutta libertà e autonomia, garantendo l’aderenza terapeutica. I pazienti affetti da artrite reumatoide possono avere una qualità di vita sovrapponibile a quella della popolazione generale.