Ogni lungo viaggio inizia con un piccolo passo: riconoscere di aver bisogno di un aiuto qualificato è proprio il primo passo che può decidere di compiere chi è affetto da una dipendenza. Secondo una ricerca dell’Istituto Elma Research, l’epidemia da COVID-19 ha causato disturbi psichici per il 65% degli italiani.
Come è potuto accadere? La solitudine e la distanza dalle persone care ha prevalso sulla capacità di gestire le proprie emozioni, e di conseguenza le proprie azioni.
Già dal febbraio scorso, durante l’esplosione della pandemia, l’ISTITUTO EUROPEO PER IL TRATTAMENTO DELLE DIPENDENZE (IEuD) aveva organizzato un sistema di consulenza a distanza, proprio per non lasciare da soli i proprio pazienti nel momento più critico. Le soluzioni innovative di IEuD consentono di affrontare il “rehab” per molte persone dipendenti da cocaina, da cannabis, da alcool senza abbandonare la loro “comfort zone“.
Il Metodo IEuD è differente dagli tipi di assistenza, perché è costruito in maniera assolutamente personalizzata sulle diverse esigenze di chi vi ricorre e prende in considerazione le singolarità caratteriali e le esperienze pregresse, poiché non esiste un percorso uguale per tutti.
L’obiettivo è semplice: permettere a chi è affetto da una dipendenza di parlare con uno specialista (psichiatra, psicologo) ogni volta che lo desidera – anche nel caso in cui le restrizioni agli spostamenti dovessero inasprirsi causa emergenza epidemiologica.
IEuD è stato uno dei primi in Italia a usare l’assistenza online, una modalità alternativa di interazione con i propri specialisti che oggi, con l’aggravarsi dell’infezione da Coronavirus che scoraggia l’interazione tra le persone, è tornata prepotentemente di grande attualità.
Secondo il “Report Digital 2020” pubblicato nello scorso febbraio da We Are Social e Hootsuite, la piattaforma che misura il coinvolgimento degli utenti e analizza i contenuti dei principali network, gli italiani passano in media 1 ora e 57 minuti ogni giorno sui social. Instagram e Whatsapp hanno un miliardo di utenti attivi, Facebook ha superato il miliardo.
Questo cambiamento ha coinvolto anche i professionisti della salute mentale, nell’ottica di intercettare i bisogni dei propri utenti e calando nella quotidianità della cura gli strumenti di comunicazione che oggi sono alla portata di tutti: blog, social network, chat, app e piattaforme di vario tipo non si limitano solo alla descrizione della realtà in cui viviamo, ma contribuiscono a costruirla attivamente. Questi strumenti possono diventare una risorsa, mai sperimentata prima, sia per gli utenti che per gli operatori nel trattamento delle dipendenze.
Da soli le difficoltà sembrano insormontabili; con l’aiuto di un professionista preparato, invece, si possono superare: questo è il messaggio di IEuD.