ICAR 2020 – Si parla di HIV, AIDS e COVID-19

Fino al 16 Ottobre, la 12a edizione di ICAR 2020 (Italian Conference on AIDS  and Antiviral Research, Conferenza Italiana su AIDS e Ricerca antivirale) riporta in alto l’attenzione su HIV e AIDS, in un momento di recrudescenza della COVID-19, sotto l’egida della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e di tutte le Società scientifiche dell’area infettivologica e virologica.

In modalità webinar, il congresso conserva intatti gli obiettivi, primo su tutti, come sempre, porre il paziente al centro.

Discute, inoltre, dei grandi temi che riguardano l’infezione da HIV: il suo percorso; la gravità delle diagnosi tardive; l’importanza della PrEP (Pre-Exposure Prophylaxis), che finalmente si sta implementando anche in Italia, anche se non è ancora rimborsata; la grande novità del 2019: U=U, Undetectable=Untransmittable (Non rilevabile=Non trasmissibile), la non trasmissibilità del virus tra due partner, se la viremia di quello HIV positivo non è più determinabile nel sangue, grazie alla corretta assunzione della terapia antiretrovirale.

HIV e AIDS in Italia – Secondo il Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo che comprende il 2018 fino al 31 maggio 2019, sono state riportate 2.847 nuove diagnosi di infezione da HIV (4,7 nuovi casi/100mila residenti): un calo rispetto all’anno precedente. Le persone che hanno scoperto di essere HIV-positive nel 2018 sono maschi nell’85,6% dei casi, con incidenza più alta nelle fasce d’età 25-29 e 30-39 anni.

Nell’80,2% dei casi, le nuove diagnosi di infezione da HIV sono dovute a rapporti sessuali non protetti, inoltre il 29,7% dei pazienti HIV-positivi è di nazionalità straniera ed oltre la metà delle nuove diagnosi di HIV è stata diagnosticata in fase avanzata di malattia (57,1%). Per quanto riguarda l’AIDS, nel 2018 sono stati diagnosticati 661 nuovi casi, pari a un’incidenza di 1,1 nuovi casi/100mila residenti, in lieve e costante diminuzione. Nello stesso anno, solo il 25% delle persone diagnosticate con AIDS ha seguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi. Nel tempo, è aumentata la proporzione delle persone con nuova diagnosi di AIDS che ignorava la propria sieropositività ed ha scoperto di essere HIV-positiva nel semestre precedente la diagnosi, passando dal 48,2% nel 2000 al 74,6% nel 2018.

Andrea Antinori

Come la COVID-19 ha influenzato la lotta contro l’HIV  “Non sappiamo ancora se l’impatto della pandemia da COVID-19 abbia comportato conseguenze nell’assistenza alle persone con HIV – dichiara Andrea Antinori, Direttore U.O.C. Immunodeficienze Virali, Istituto Nazionale Malattie Infettive (INMI) Lazzaro Spallanzani, Roma– Se fosse confermata la riduzione dell’accesso al test anche in Italia, come riscontrato a livello internazionale, è da capire se questo sia dovuto al ridimensionamento degli spostamenti durante e dopo il lockdown, o se dipenda da una effettiva riduzione dei comportamenti a rischio, o da una difficoltà di accesso alle strutture impegnate a fronteggiare la  pandemia”.C’è stata una continuità dei servizi erogati, sebbene con alcune restrizioni delle attività ambulatoriali, limitate, durante il lockdown, alle attività essenziali non differibili. Anche oggi le prestazioni ambulatoriali alle persone con HIV si adempiono con tutte le norme di sicurezza richieste: distanziamento sociale e sanificazione, evitando il sovraffollamento. E’ positivo, invece, il ricorso alla telemedicina, sempre più implementata e gradita nella popolazione HIV. Le consultazioni online sono aumentate del 50%, facendo ben sperare anche per quando l’attuale situazione d’emergenza giungerà al termine.

Le terapie anti-HIV e COVID-19 – Quando è iniziata la pandemia da COVID-19 si è discusso molto sulla possibilità che alcuni farmaci antiretrovirali (Lopinavir/ritonavir e Darunavir/cobicistat) potessero avere effetto contro il Coronavirus, ma sin dai primi mesi della pandemia i risultati degli studi hanno purtroppo dimostrato che gli inibitori delle proteasi di HIV non sono efficaci contro il virus responsabile della COVID-19. E’ tuttavia importante che non vengano modificate le terapie anti-HIV eche la COVID-19 non abbia ripercussioni più gravi, come dimostra la quasi totalità degli studi internazionali finora effettuati, anche nei pazienti immunodepressi, in particolare sieropositivi.

Il Congresso ICAR è presieduto da: Massimo Clementi (Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano); Sandro Mattioli (Presidente Plus); Cristina Mussini (Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università di Modena e Reggio Emilia); Guido Silvestri (Professore Ordinario di Patologia Generale, Emory University of Atlanta); Marcello Tavio (Direttore Divisione Malattie Infettive, Ancona; Presidente SIMIT).

Per maggiori informazioni: www.ICAR2020.it

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