E’ un periodo di dura emergenza sanitaria, che ci fa vivere un’epoca di delibere, indicazioni, disposizioni subentranti, che generano confusione ed incertezza negli operatori sanitari del territorio. Si parla di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), che però sono insufficienti, non idonei e vengono utilizzati più volte dai medici, magari ottenuti sul piazzale di qualche distretto, con il rischio di occupare un letto in più in ospedale e lasciare 1500 persone per un tempo imprecisato senza riferimento.
Claudio Cricelli, Presidente SIMG (Società Italiana Medicina Generale e delle Cure Primarie) e Alberto Magni, alla guida del Board Scientifico Nazionale COVID-19, ora che servono risposte concrete e semplici regole che sostituiscano algoritmi complessi, lanciano un’importante iniziativa, che nasce da una domanda precisa:
Qual è il ruolo del Medico di Medicina Generale con le dotazioni ad oggi in suo possesso?
Identificare il paziente sulla base del sospetto clinico – I medici con l’esperienza di chi lavora sul territorio ad elevata incidenza di infezione da COVID-19 riconoscono dopo 30 secondi dall’inizio di un’intervista telefonica il paziente con sintomi compatibili. Identifichiamo questi casi, poniamoci il sospetto diagnostico e segnaliamo questi pazienti al Servizio di Igiene perché, per competenza, possa creare percorsi che confermino il nostro sospetto.
Isolare in via precauzionale il paziente e mettere in quarantena i contatti stretti (perlomeno i familiari) – Abbiamo bloccato un Paese intero, ma lasciamo che i parenti di pazienti con sintomi compatibili vadano a fare la spesa o peggio si rechino al lavoro. Dobbiamo invece isolare il paziente sintomatico dal suo contesto familiare e procedere in via precauzionale alla quarantena dei familiari. Spieghiamo al paziente le norme di isolamento ed ai familiari qual è il comportamento da seguire come quarantena precauzionale.
Monitorare i pazienti –Dobbiamo sentire i pazienti anche due volte al giorno e diventare i corrieri dei saturimetri, applicando il buon senso. L’intervista telefonica deve essere fatta con domande precise, il monitoraggio costante (saturazione, temperatura, pressione arteriosa, frequenza cardiaca e respiratoria).
La maggioranza dei pazienti può essere gestita a domicilio.
Impostare una terapia sintomatica e di supporto -Cerchiamo di stare con i piedi per terra e ricorriamo ad una medicina basata sul buon senso. Le Società Scientifiche di riferimento indichino come trattare il paziente a domicilio; alcune terapie di comprovata efficacia (ossigeno liquido, che nelle aree più colpite è difficile reperire) non hanno bisogno di AIFA o di studi clinici randomizzati. Quando è proposto un determinato trattamento, deve essere disponibile sul territorio e non oggetto di documenti virali inoltrati su chat di gruppo.
Pianificare il percorso del paziente – Nel monitoraggio analizziamo l’andamento clinico del paziente e identifichiamo le red flags per attivare in maniera appropriata il Servizio di Emergenza e Urgenza. Confrontiamoci con i Colleghi Ospedalieri (siamo Colleghi del Sistema Sanitario Nazionale) che stanno dimostrando una disponibilità infinita e un impegno senza precedenti.
Comunicare con il paziente e tra Operatori – Comunichiamo al paziente anche la straordinarietà del momento che vive il SSN. Comunicare e informare non sono la stessa cosa. E poi: parliamoci, confrontiamoci, sosteniamoci tra noi tutti: Infermieri, Personale di Segreteria e Amministrativo, Farmacisti, Volontari, Servizi Sociali…
Questo Vademecum verrà pubblicato in queste ore sul sito SIMG www.simg.it per poter orientare tutti i colleghi medici di famiglia, circa 60.000, in prima linea contro il Coronavirus. Una categoria che sta pagando un prezzo assai alto in questa lotta quotidiana, in termini di vite umane e dazio all’epidemia.