Quante se ne sentono? Troppe e retoricamente tutti lo diciamo, con la convinzione di dire le stesse identiche cose, ma con la presunzione di farlo molto meglio degli altri.
Quando però a parlare è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un atto di fede va compiuto.
Crediamoci, che laggiù lavorino persone competenti e responsabili e leggiamo…
Verosimilmente, i fumatori sono più vulnerabili all’infezione da Coronavirus, ma non solo per l’intuitiva motivazione per la quale fumando si mina la salute delle vie respiratorie, a breve ed a lungo termine.
L’atto del fumare significa che le dita (e potenzialmente le sigarette contaminate) entrano in contatto con le labbra e questo aumenta la possibilità di trasmissione del virus dalle mani alla bocca.
Inoltre, secondo quanto dimostrato da tempo, i fumatori possono anche essere già affetti da malattie polmonari, oppure possono avere ridotta capacità polmonare, che a sua volta sappiamo essere un fattore in grado di aumentare molto il rischio di malattia grave.
Le condizioni che aumentano il fabbisogno di ossigeno o riducono la capacità del corpo di utilizzarlo correttamente mettono i pazienti a rischio elevato di malattie polmonari gravi, come la polmonite.
Inoltre, se il fumatore ricorre ad articoli da fumo come il narghilè o altri prodotti similari e li condivide come in un rito sociale e di comunità, la trasmissione del COVID-19 può essere ovviamente facilitata.
Pensiamoci…
Fonte:
https://www.who.int/news-room/q-a-detail/q-a-on-smoking-and-covid-19