All’alba del 6 giugno 1944 cominciava una delle più vaste e complesse operazioni militari di sempre: lo Sbarco in Normandia, il momento tanto atteso e meticolosamente pianificato della liberazione dell’Europa continentale dal controllo nazista, ma anche uno dei più ingenti spargimenti di sangue di militari e civili della Seconda Guerra Mondiale.
Lo si chiama convenzionalmente D-Day, termine usato nel gergo anglosassone per l’inizio di qualsiasi missione militare.
Vista l’importanza dell’evento, da allora in avanti quel giorno sarà il D-Day per eccellenza. Attraversarono la Manica quasi 6.500 imbarcazioni (di cui 4.000 mezzi da sbarco, 9 corazzate, 23 incrociatori), si levarono in volo oltre 11.000 aerei.
Assieme ai valorosi soldati, partecipò agli sbarchi sulla costa francese anche tanto personale medico, con il difficilissimo compito di sopravvivere sul campo di battaglia e soprattutto, di prendersi cura dei feriti.
Nel mezzo della battaglia del D-day, c’era un piccolo santuario dove gli scontri non erano permessi.
Arroccati in una chiesa di un villaggio francese, due medici dell’arma degli Stati Uniti, Ken Moore e Bob Wright, curarono dozzine di militari feriti, usando le panche della chiesa come letti d’ospedale. Anche quando i colpi di mortaio colpivano l’edificio, Moore e Wright rifiutarono di abbandonare i feriti.
Come loro, molti altri medici presero parte al D-Day.
Moore e Wright curarono complessivamente 80 soldati, incluse dozzine di soldati tedeschi. Ricevettero entrambe la medaglia “stella d’argento” al termine della Seconda Guerra Mondiale per il coraggio e il valore dimostrato.
Occasionalmente, tornano nel piccolo villaggio francese di Angoville-au-Plain per delle commemorazioni e per raccontare le loro azioni in quel 6 giugno 1944. Come spesso racconta Wright:
“Racconto ai miei nipotini che il mio ruolo in guerra è stato prevalentemente quello di osservatore. Non ho mai premuto il grilletto di un fucile, non uccidevo le persone, ma ho comunque preso parte ad una delle più imponenti operazioni militari della Storia“.
Bob Wright
Ruben Cazzola