Il consumo di antibiotici in Italia, nonostante il trend in riduzione, è ancora superiore alla media europea. E inoltre si conferma una grande variabilità nei consumi e nella spesa tra le regioni. Ma soprattutto, “una parte rilevante di prescrizioni potrebbe essere evitata”. A evidenziarlo è il Rapporto Aifa sull’uso degli antibiotici in Italia 2017.
“Gran parte dell’utilizzo degli antibiotici avviene su prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta (circa il 90%). Pertanto la medicina generale rappresenta il punto focale per il monitoraggio del consumo di questa categoria di farmaci e per l’implementazione di iniziative di informazione e formazione per migliorare l’appropriatezza prescrittiva”.
I consumi. Il 90% è prescritto da medici di famiglia e pediatri.
Nel 2017 il consumo globale di antibiotici in Italia, comprensivo degli acquisti privati, è risultato pari a 25,5 dosi giornaliere per mille abitanti (DDD/1000 abitanti die). Oltre l’85% delle dosi, pari a 21,8 DDD/1000 abitanti die, sono state erogate a carico del Ssn, con una riduzione dell’1,6% rispetto al 2016. Questo dato comprende sia gli antibiotici erogati in regime di assistenza convenzionata (dalle farmacie pubbliche e private) sia quelli acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche.
Si consumano più antibiotici d’inverno.
Si osserva un andamento stagionale molto marcato dei consumi tra i mesi invernali e quelli estivi, che passano da un minimo di 13,2 DDD/1000 ab die nel mese di agosto a un massimo di 27,29 DDD/1000 ab die nel mese di gennaio. L’utilizzo più frequente di antibiotici nei mesi invernali è correlato con i picchi di sindromi influenzali osservati nei diversi anni.
Consumi maggiori al Sud.
L’analisi per area geografica conferma un maggior consumo al Sud e nelle Isole (24,9 DDD/1000 ab die) e al Centro (20,7 DDD/1000 ab die), rispetto al Nord (15,6 DDD/1000 ab die).
Bambini sotto i 4 anni e over 75 coloro che li usano di più.
Su base nazionale, l’analisi del profilo di utilizzo del farmaco per fascia d’età e genere conferma un maggior consumo di antibiotici nelle fasce di età estreme, con un livello più elevato nei primi quattro anni di vita (prevalenza d’uso 58,2% nei maschi e 55,3% nelle femmine) e dopo i 75 anni (prevalenza d’uso 50,6% negli uomini e 50,8% nelle donne); si riscontra anche un più frequente utilizzo di antibiotici per le donne nelle fasce d’età intermedie e per gli uomini in quelle estreme.
Ruben Cazzola