Un “condominio popolare”?
Francesco Di Pierro
Ambulatorio Microbiota. Servizio di Endoscopia Digestiva. Fondazione Poliambulanza, Brescia
Anche se forse fa più effetto descrivere l’uomo come un “meta-organismo fatto di DNA parentale e di DNA batterico, con quest’ultimo cento volte più abbondante del primo”, la metafora più onesta e che meglio lo descrive è quella di “condominio popolare”. Proprio come un palazzo di dieci piani da lontano può sembrare corrispondere solo ad una struttura tipica dell’edilizia, da vicino, nell’intimo, questo è invece una vera e propria collezione di esseri viventi che vivono ogni spazio abitativo possibile. E non parlo solo dei condomini. Dentro un palazzo, anche se da lontano non si nota, ci sono centinaia di forme di vita diverse. Ovviamente tanto le peculiarità dei condomini che ci abitano, quanto la tipologia di animali, domestici o infestanti, e ogni altra forma di vita realmente presente all’interno del condominio, influenzano lo stato di salute di quest’ultimo rendendo, o meno, necessario eseguire continuamente lavori di restauro, di recupero o di bonifica.
Allo stesso modo, il microbiota fittamente abita il nostro organismo e ne influenza le condizioni di possibile benessere o malattia. Dobbiamo quindi essere consapevoli che lo stato di benessere dell’impalcatura-uomo dipende anche molto da chi facciamo vivere dentro e sopra di noi. Dobbiamo aver cura dei nostri condomini se vogliamo che il palazzo resti sano. Dobbiamo imparare a conoscerli, uno ad uno. Rispettandoli. Ma anche intervenendo quando fanno troppi danni.
La Giornata Mondiale del Microbioma è quindi la giusta occasione per sensibilizzare e prendere coscienza di questo dato fattuale: lo specchio riflette solo una piccola porzione di quello che realmente siamo e la nostra salute dipende (anche) dal microbiota che vive con noi.
Per imparare a conoscere, analizzare, interpretare e modulare il microbiota ho scritto “Microbiota: struttura e traslazione”. Non è un libro per tutti, ma è un libro per molti. E con “molti” intendo ricercatori, medici, biologi, farmacisti e sanitari in genere. Queste sono figure che sono cresciute scansionando parossisticamente le cellule, il DNA, i mitocondri, e in generale le molecole endogene ed esogene. E quando si sono occupati di batteri o sono entrati in modalità “sterminatore”, cercando in ogni modo di eliminarli, o in modalità “fiaba” spargendo ai quattro venti l’idea che “i probiotici salveranno il mondo”. Lo studio del microbiota ci mostra invece che i microrganismi che vivono con noi sono una collettività batterica non autonoma ma organizzata ed impegnata in un sodalizio finalizzato al benessere reciproco con il proprio ospite. Non vanno eliminati e non esistono batteri buoni per definizione. Esistono consorzi che vanno studiati per capire se e quando danno un contributo negativo alla salute dell’uomo e come gestirli al meglio, perché i vantaggi della loro presenza superino i possibili svantaggi. Tanto, che ci piaccia o no, loro saranno lì sempre.