Si parla solo di pandemia da COVID-19, ma in questi giorni le tante affermazioni potenzialmente fuorvianti e inutilmente divisive pubblicate sui media hanno raggiunto, come la malattia stessa, un nuovo livello di guardia.
Questa seconda ondata è in grado, come e più della prima, di travolgere gli argini se non viene gestita con uguale dose di prudenza e di capacità decisionale. Negare dignità epidemiologica a quello che succede sotto ai nostri occhi vuol dire rendere invisibile una malattia in grado di farci ammalare e morire. Il virus è assolutamente lo stesso della prima ondata, la differenza è che adesso, diversamente da allora, siamo in grado di diagnosticare molti più casi nella fase asintomatica o paucisintomatica, diluendo le percentuali di letalità della malattia; ma se lasciamo SARS-CoV-2 libero di diffondersi per disattenzione e disinformazione, con l’aumentare dei casi nella popolazione generale aumenteranno drammaticamente i malati ed i decessi. Opinioni individuali non basate sulla rigorosa analisi dei dati e non avvalorate dalla comunità scientifica che si riconosce nelle Società Scientifiche accreditate, andrebbero raccolte e diffuse dai media con molta attenzione; a volte, infatti, le posizioni personali degli “esperti” hanno disorientato l’opinione pubblica e il rischio è che si inneschino comportamenti individuali e sociali che favoriscano il diffondersi dell’epidemia. COVID-19 è una patologia “nuova”, che richiede umiltà, capacità di studio e compartecipazione.
Necessità di auto-disciplina – La SIMIT chiede che si affronti al più presto il problema della gestione dell’informazione e delle notizie sul COVID-19. Il Presidente, Marcello Tavio, riporta alla realtà: l’ondata epidemica è potente e impetuosa. Occorre essere informati correttamente. Prevalga il senso di responsabilità degli specialisti e dei giornalisti. Informiamo le persone sulla base di dati effettivi e sulla certezza delle fonti. Usiamo il buonsenso, nell’interesse comune.
I media interpellino gli specialisti “esperti” per commentare dati pubblicati su fonti ufficiali. Quando è il caso, sia evidenziato che si tratta di giudizi personali e nei casi a maggiore impatto sul pubblico, sia sempre previsto un adeguato e diretto contraddittorio. Ai giornalisti, che svolgono ora più che mai un lavoro prezioso, la SIMIT suggerisce di resistere alla tentazione di stimolare il protagonismo dei singoli, dando esempio di rigore e misura ed evitando il rischio di seminare confusione, fastidio e sfiducia. La SIMIT non intende affatto mettere un bavaglio all’informazione o chiedere veline sui dati di fatto; al contrario, quello che chiede è ristabilire le evidenze separando i fatti oggettivi dai commenti personali.
Gli errori di una informazione superficiale – L’informazione non rigorosa produce incertezza e comportamenti errati. Un paio di esempi chiariscono il perché.
Anzitutto, il COVID-19 non è una normale influenza. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT ricorda che diversamente da quanto accade annualmente con l’ondata influenzale, questa pandemia sta mettendo sotto forte pressione tutto il sistema sanitario, territoriale e ospedaliero, i reparti per acuti e le terapie intensive. È possibile che dopo la dimostrazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità che in Italia il 90% dei morti con COVID-19 sono deceduti a causa della malattia stessa, dobbiamo negarne la gravità? Questa situazione disorienta le persone, aumenta l’incertezza e diminuisce l’efficacia delle azioni preventive e delle misure di sanità pubblica, che per funzionare devono essere comprese dalla gente, riconosciute come legittime ed efficaci.
Il secondo aspetto riguarda il vaccino. L’incertezza sui tempi del vaccino è la realtà. Non sappiamo quando arriverà il vaccino, quindi è inutile speculare sulle date. Per certi aspetti bisognerebbe comportarsi come se non arrivasse mai, in modo da puntare ancora tutto su: prevenzione individuale e sociale; diagnosi precoce, veloce e facilmente accessibile; tracciamento, quarantena e isolamento quando servono; informazione corretta, controllata e ponderata. Il patrimonio di compartecipazione sociale che abbiamo felicemente sperimentato nella prima fase della pandemia e che ha fatto dell’Italia un modello riconosciuto di una nazione che si stringeva intorno alle istituzioni e supportava responsabilmente chi era in prima linea contro il COVID-19, rischia di essere oggi disperso e indebolito. Gli infettivologi della SIMIT, che sono la prima linea ospedaliera contro il dilagare della pandemia, ritengono che si possa fare ancora molto per mitigare i rischi sanitari e sociali che incombono sul Paese: basta munire ogni singolo cittadino delle poche e vitali informazioni che ne proteggano efficacemente la salute ed il futuro. L’epidemia da COVID-19, infatti, fa della disinformazione che la rende invisibile la sua arma migliore.