Un’indagine condotta da Nutrimi ha permesso di osservare che l’isolamento sociale in cui abbiamo vissuto negli ultimi 50 giorni ha radicalmente modificato il nostro stile di vita e le nostre abitudini, anche alimentari.
Infatti, mentre tra coloro che non stavano seguendo una dieta specifica, la quarantena è stata nella maggior parte dei casi l’occasione per consolidare o addirittura migliorare le abitudini a tavola, ad esempio aumentando la varietà della dieta e il consumo di frutta e verdura,
2 soggetti su 3 tra quelli “a dieta” hanno vissuto invece un peggioramento e il 7% ha interrotto il regime alimentare. Un dato, quest’ultimo, confermato anche dai professionisti interpellati, che hanno osservato un “netto peggioramento delle abitudini alimentari dei pazienti” in ben il 70% dei casi.
Le tentazioni, l’assenza della giusta motivazione e talvolta la difficoltà a reperire gli alimenti necessari hanno giocato un ruolo determinante. Per 8 pazienti su 10 la cucina è stata essenzialmente luogo di conforto, complice anche il maggior tempo a disposizione.
I professionisti che hanno mantenuto i contatti con i propri pazienti hanno ricevuto richieste su strategie per non aumentare di peso (80% degli intervistati) e non cedere alle tentazioni (44% degli intervistati).
Gettonatissime le domande sul ruolo di nutrienti e alimenti nei confronti del COVID-19, specialmente in merito a vitamina C e integratori. Molto diffusi anche i timori di contrarre il COVID-19 toccando o mangiando cibo “contaminato”, così come la convinzione che esistano alimenti protettivi quali, per esempio, aglio e cipolla o che sia possibile uccidere il virus bevendo acqua bollente: si tratta di falsi miti