Estendere fino alla maggiore età l’assistenza del pediatra di famiglia – La proposta al 7° Congresso Nazionale SiMPeF-Sindacato Medici Pediatri di Famiglia che si inaugura venerdì 29 marzo a Milano
Milano, 21 marzo 2019 – Consumo di alcol, fumo, sedentarietà, dipendenza dalla tecnologia: queste sembrano essere le caratteristiche principali per descrivere le cattive abitudini e il disagio degli oltre 2 milioni di adolescenti italiani. Secondo i più recenti dati Istat, infatti, il 14,9% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni consuma alcol fuori dai pasti, nel 6,3% dei casi fuma e nel 16,6% dei casi non fa nessuna attività fisica; inoltre, il 93,9% dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni usa internet, nell’82% dei casi quotidianamente, arrivando anche a un uso eccessivo e a mostrare segni di dipendenza.
“Nonostante i dati allarmistici sui comportamenti devianti degli adolescenti – spiega Katia Vignoli, psicoterapeuta esperta di adolescenti – non c’è in realtà nulla di particolarmente nuovo nell’attuale generazione di giovani. Ribellarsi, provare disagio, scontrarsi con la generazione degli adulti sono comportamenti che in questa fase evolutiva si ripetono da secoli. La novità è piuttosto rappresentata dalle modalità in cui si manifesta il disagio adolescenziale, quale ad esempio l’abuso nell’utilizzo di internet e dei social network”.
Per definizione un adolescente è sempre ‘solo’: talmente assorbito dalla sua repentina trasformazione, da essere così centrato su sé stesso dal non vedere altro. L’abitudine ai social network amplifica questo stato di ‘monade’: si comunica senza scambiare, ci si mostra senza svelarsi, si cerca ossessivamente la visibilità per sparire nella serialità e nell’omologazione delle immagini».
L’assumere comportamenti “autodistruttivi” può essere spesso solo un’espressione del disagio adolescenziale. “Il malessere, tipico, di questo periodo dello sviluppo – chiarisce Rinaldo Missaglia, Segretario Nazionale SiMPeF-Sindacato Medici Pediatri di Famiglia – può portare ad assumere abitudini, quali il consumo di alcol, l’attitudine al fumo, l’uso di sostanze psicoattive, ma anche l’inattività fisica stessa, che i giovani associano idealmente ad un comportamento ‘adulto’; cosicché la distanza generazionale nei confronti degli adulti si sostanzia paradossalmente in un’imitazione dei loro comportamenti simbolo.
Non dimentichiamo che, come denuncia un recentissimo rapporto pubblicato su Lancet, tra il 1990 e il 2016 lo stato di salute delle generazioni più giovani è in netto peggioramento in tutto il mondo, con sovrappeso e obesità a farla da padrone. È tempo che le Istituzioni preposte all’organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale e Regionale si attivino per valutare l’adeguamento delle norme alle nuove esigenze sanitarie dei giovani assistiti prima che queste sfocino in emergenze sociosanitarie.»
«Il disagio adolescenziale è un fatto concreto – interviene Alessandro Albizzati, direttore Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza, Ospedale San Paolo di Milano. I principali indicatori internazionali e la nostra pratica quotidiana testimoniano problematiche psico-sociali da non sottovalutare né trascurare: disturbi alimentari, dipendenza da internet, cyberbullismo, binge-drinking, tentato suicidio sono fenomeni all’ordine del giorno nei nostri reparti. Una figura di riferimento come il pediatra di famiglia potrebbe essere utile, sia al giovane sia ai famigliari, in questa età particolarmente critica di transizione verso la vita adulta, soprattutto per individuare situazioni borderline che se non affrontate potrebbero solo peggiorare».
Donatella Tedeschi