La dieta giapponese previene patologie oncologiche, in particolare il cancro della prostata

“L’alimentazione giapponese presenta due vantaggi: il primo, la presenza di cibi con estrogeni deboli genera un’azione protettiva; il secondo, la scarsità di grassi saturi, che risultano dannosi per il colesterolo” spiega il Prof. Andrea Tubaro, Professore di Urologia, Università degli Studi “La Sapienza”.

Si è svolto a Roma, martedì 8 ottobre, al Palazzo Santa Chiara, il convegno “Dieta giapponese e prevenzione oncologica”.
L’incontro è stata l’occasione giusta per evidenziare l’importanza dell’alimentazione nella prevenzione e nella lotta alle patologie oncologiche, con specifico riferimento al carcinoma prostatico.

Per noi è una vera soddisfazione supportare questa iniziativa che fa conoscere meglio la cucina giapponese – ha dichiarato Akihiko Uchikawa, Vice Capo Missione dell’Ambasciata del Giappone in Italia. – La peculiarità della nostra alimentazione è parte della nostra identità culturale.  Auspichiamo dunque che la cucina giapponese, buona, salutare e sicura, possa aggiungere varietà alle raffinate cucine mediterranea e italiana, suscitando un maggior interesse anche per altri aspetti della cultura giapponese”.

DIETA MEDITERRANEA E DIETA GIAPPONESE A CONFRONTO

Al fianco della rinomata e apprezzata dieta mediterranea, sta crescendo una maggiore attenzione verso la cucina dell’Estremo Oriente. Nonostante si differenzino per gli alimenti e i metodi di preparazione, dieta mediterranea e giapponese condividono molti dei nutrienti necessari per una vita lunga e sana. Entrambe sono considerate da numerosi studi le forme di alimentazione più sane; dal 2014 sono poi state riconosciute patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco. Tra i principali benefici, si riscontrano una più alta aspettativa di vita e la riduzione di malattie cardiovascolari, diabete e cancro. L’aspettativa di vita è di 79 anni per la dieta mediterranea e di 85 per quella giapponese.
Si possono inoltre individuare i seguenti tassi di riduzione di rischio di determinate malattie: per l’ictus del 25% con la dieta mediterranea e del 22% con quella giapponese; per il cancro del 35% con la mediterranea e del 27% con la giapponese; per il Morbo di Parkinson del 46% con mediterranea e del 50% con la giapponese. Sorprendono soprattutto i dati relativi al cancro della prostata, in merito ai quali emerge un’incidenza maggiore nei Paesi occidentali (ad esempio, del 40% negli Stati Uniti). In Giappone, i numeri mostrano un calo rilevante, attestandosi a un’incidenza del 10%.

Su questo aspetto si è soffermato uno studio pubblicato dai ricercatori del Children’s Hospital Medical Center di Cincinnati su “Biology and Reproduction”: i benefici della “dieta giapponese” nella prevenzione del cancro della prostata sono dati dalla produzione di una molecola chiamata Equol, prodotta dall’intestino quando digerisce la soia, che risulterebbe in grado di bloccare l’azione di un ormone maschile, il DHT, che è collegato all’ipertrofia prostatica e al tumore. Inoltre, alcuni studiosi del dipartimento di Epidemiologia della Columbia University suggeriscono la «dieta del Sol Levante», povera di grassi, anche dopo l’accertamento del tumore, in quanto può influire anche sul decorso del tumore prostatico.

La presenza di fibre, acidi grassi mono e poli-insaturi, sali minerali e un’elevata quantità di sostanze antiossidanti forniscono all’organismo una protezione contro i processi infiammatori e contro l’invecchiamento cellulare. Svolgono inoltre un ruolo fondamentale nella prevenzione di malattie metabolico-croniche, quali patologie cardiovascolari, diabete mellito e patologie tumorali, tra cui il tumore della prostata. – ha evidenziato Silvia Migliaccio, Medico Specialista in Scienze della Nutrizione Umana, Segretario Generale Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione.

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